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L'attacco finale alla
Chiesa Cattolica
di Francesco Salvagnini
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L’ATTACCO FINALE ALLA CHIESA CATTOLICA [1]
LA PROFEZIA DEL TEOLOGO JOSEPH RATZINGER
Correva l'anno 1969. Il quarantaduenne teologo bavarese Joseph Ratzinger terminava un ciclo di lezioni radiofoniche con una profezia, che fotografa in maniera plastica la situazione della Chiesa di oggi: “Avremo presto, preti ridotti al ruolo di assistenti sociali e il messaggio di fede ridotto a visione politica. Tutto sembrerà perduto, ma al momento opportuno, proprio nella fase più drammatica della crisi, la Chiesa rinascerà. Non sarà più in grado di abitare gli edifici che ha costruito in tempi di prosperità. Sarà più piccola, più povera, quasi catacombale, ma anche più santa. Perché non sarà più la Chiesa di chi cerca di piacere al mondo, ma la Chiesa dei fedeli a Dio e alla sua legge eterna. La rinascita sarà opera di un piccolo resto, apparentemente insignificante eppure indomito, passato attraverso un processo di purificazione. Perché è così che opera Dio. Contro il male, resiste un piccolo gregge“.
Il professor Ratzinger paragonava l’era attuale con quella di Papa Pio VI, rapito dalle truppe della Repubblica francese e morto in prigionia nel 1799. La Chiesa si era trovata allora alle prese con una forza che intendeva estinguerla per sempre, aveva visto i propri beni confiscati e gli ordini religiosi dissolti.
Questa profezia ha trovato spazio perfino nel Catechismo della Chiesa Cattolica del 1992, dove all'articolo 675 si afferma: "Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il «mistero di iniquità» sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell'apostasia dalla verità. La massima impostura religiosa è quella dell'Anti-Cristo, cioè di uno pseudo-messianismo in cui l'uomo glorifica sé stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne".
L’INFILTRAZIONE MASSONICA
La Massoneria è nata tre secoli fa e come obiettivo principale si è posta la distruzione della Chiesa Cattolica. Già a metà degli anni ‘50 prometteva ai sacerdoti che fossero entrati nelle sue fila l'episcopato ovvero il terzo grado dell'Ordine sacerdotale, l'unico che permette la successione apostolica e quindi la vita della Chiesa. Il sacerdote che si lascerà sedurre dalle lusinghe, dopo aver dato prova di fedeltà ai nuovi padroni, verrà selezionato e nominato Vescovo e godrà dei privilegi di chi governa una Diocesi; al tempo stesso la loggia potrà contare su una pedina molto più potente del singolo Parroco e una zona di influenza molto più vasta della singola Parrocchia.
Già nel giugno del 1972, Papa Paolo VI affermava: «da qualche fessura è entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio». Nel 1975 avvia un'inchiesta per individuare i massoni infiltrati nella Chiesa, affidandola a mons. Edouard Gagnon, allora vicepresidente della Pontificia Commissione per la Famiglia. L'inchiesta dura tre anni e produce un voluminoso fascicolo che comprova i sospetti di Papa Montini, con tanto di nomi, cognomi, incarichi. La Massoneria ha collocato i suoi adepti nei posti chiave della Chiesa; gravi sospetti gravano sull’allora segretario di Stato Card. Jean Villot, numero due nella scala gerarchica, il Card. Sebastiano Baggio prefetto della Congregazione per i Vescovi, che provvede alla selezione dei candidati all’episcopato in tutto il mondo, l’Arcivescovo Annibale Bugnini segretario della Commissione per la riforma liturgica, l’allora Vescovo Paul Marcinkus, presidente della banca vaticana (IOR: Istituto per le Opere di Religione), ecc. Come sappiamo però, il 1978 è l'anno della morte del Pontefice, che affranto dall’assassinio di Aldo Moro e consunto da un edema polmonare lascia l'incartamento nelle mani del suo successore.
Papa Luciani, il Papa del sorriso, è determinato a far piazza pulita dei massoni in Vaticano. Appena un mese dopo l'elezione si incontra con mons. Gagnon per visionare i tre tomi dell'inchiesta, ma tre giorni dopo viene trovato morto nella stanza da letto. La sera prima, secondo la testimonianza delle guardie svizzere, aveva avuto un violento alterco con il potentissimo Card. Baggio…
L'anno successivo il dossier arriva nelle mani del neoeletto Giovanni Paolo II, il quale però non trova il tempo per dedicarsi corpo e anima all’inchiesta, impegnato com’è su troppi fronti, primo fra tutti quello relativo alla politica dei paesi dell'Est europeo, che lo vedrà protagonista della caduta del comunismo. Nel 1981 però, all'indomani dell'attentato alla sua persona, nomina come Prefetto per la Dottrina della Fede il Cardinal Ratzinger e studia insieme a lui una strategia per debellare dalla Chiesa il cancro della Massoneria. Uno degli obiettivi principali è quello di impedire, in un futuro Conclave, l'elezione al soglio pontificio di un affiliato alla loggia massonica, sciagura che porterebbe alla dissoluzione del Cattolicesimo a livello planetario e che contraddirebbe la promessa di Gesù che troviamo nel Vangelo di Matteo al capitolo 16. La scomunica latae sententiae comminata ai massoni per impedire loro l'assunzione di qualsiasi carica ecclesiastica non era un deterrente sufficiente: l'associazione è segreta e chi ne fa parte, ha già calpestato da tempo gli scrupoli di coscienza.
Le mosse del Papa polacco e del Cardinale tedesco partono dalla revisione finale del nuovo Codex Iuris Canonici che verrà promulgato nel 1983. Rispetto alla versione del 1917 viene aggiunto, tra le tante modifiche, un piccolo paragrafo, il 332.2, che regola in modo normativo l’eventualità di una rinuncia al Papato da parte del Pontefice; teniamolo ben presente, perché lo ritroveremo a breve, quando andremo a parlare della famosa Declaratio del 2013. Per adesso è sufficiente ricordare che il Papa stesso è soggetto al Codice di Diritto Canonico e quindi se volesse derogare dalla legge canonica deve obbligatoriamente passare attraverso la modifica della legge stessa, [2] pena la nullità dell’atto posto in essere.
Nel Conclave del 2005 indetto per la morte di Giovanni Paolo II, i sogni del Cardinal Ratzinger di ritornare nella sua Baviera vengono infranti perché il 19 aprile viene eletto Papa. Nella sua prima omelia da Pontefice, Benedetto XVI termina con una raccomandazione piuttosto misteriosa: «Pregate per me, perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi». È lecito chiedersi a chi si riferisse e noi, che abbiamo fin qui seguito il progressivo diramarsi del cancro massonico, possiamo ipotizzare senza troppi azzardi la risposta. Già in quello stesso anno confidò a Mons. Fellay, nel proprio studio, di non poter mettere le cose in ordine nella Chiesa perché «la mia autorità finisce a quella porta». In volo verso Fatima, l'11 maggio 2010 affermava davanti ai giornalisti: «la più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa». Nel 2012 riceve la minaccia di un attentato e scoppia lo scandalo Vatileaks: il Papa non può nemmeno comunicare con i fedeli perché le sue lettere vengono sottratte, fotocopiate e distribuite ai nemici della Chiesa. Già questo è un motivo più che sufficiente per riconoscere l’impedimento nella missione del Vicario di Cristo. Infatti, come recita il Canone 412,
“La sede episcopale si intende impedita se il Vescovo diocesano è totalmente impedito di esercitare l'ufficio pastorale nella diocesi a motivo di prigionia, confino, esilio o inabilità, non essendo in grado di comunicare nemmeno per lettera con i suoi diocesani”.
Dal 1° gennaio 2013 lo SWIFT (Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication, la società che gestisce le transazioni della quasi totalità delle banche nel mondo) blocca tutti i movimenti finanziari della banca vaticana eseguiti tramite bancomat e internet, costringendo acquisti e vendite soltanto in contanti e creando un gigantesco accavallarsi di disservizi; è un provvedimento che viene preso per quegli Stati che non sottostanno alle regole internazionali (uscita dell’Iran dagli accordi sul nucleare e invasione dell’Ucraina da parte della Russia). I circuiti telematici della banca vaticana verranno subito ripristinati il 12 febbraio 2013, all'indomani della fatidica Declaratio…
LA MOSSA GENIALE DI PAPA RATZINGER
Benedetto XVI è circondato dalla Massoneria ecclesiastica e, come abbiamo visto, non può più governare la barca di Pietro. Se portasse avanti il suo ministero fino alla fine, alla sua morte verrebbe indetto un Conclave valido, che con ogni probabilità eleggerebbe un massone [3] e l'eletto sarebbe considerato Papa a tutti gli effetti. A 85 anni, illuminato dallo Spirito Santo, pone in atto una strategia geniale per scongiurare questo pericolo e per dare ai posteri la prova giuridica che colui che si fosse seduto al suo posto e i suoi successori non sarebbe stato Papa: provocare i Cardinali a indire un Conclave invalido. È venuto il momento di tirar fuori l’asso nella manica, il piano programmato trent’anni prima con il suo predecessore: redigere una dichiarazione che induca il collegio dei Cardinali a credere ad una rinuncia del Pontefice, che in realtà rimane regnante, pur perdendo la facoltà di governare la Chiesa.
Il piano si basa in gran parte su quel famoso paragrafo inserito nel Codex Iuris Canonici nel lontano 1983, che nella lingua ufficiale della Chiesa Cattolica recita:
”Si contingat ut Romanus Pontifex Muneri suo renuntiet, ad validitatem requiritur ut renuntiatio libere fiat et rite manifestetur, non vero ut a quopiam acceptetur” (C.I.C. 332.2)
la cui traduzione in italiano viene resa così: “Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata, non si richiede invece che qualcuno la accetti”.
L’oggetto a cui il Papa deve rinunciare affinché la sua abdicazione sia valida è per l’appunto il Munus, che in latino, nel caso dativo, viene espresso con Muneri; esso è il titolo divino di Vicario di Cristo di cui il neoeletto al Pontificato viene investito direttamente da Dio al momento dell’accettazione dell’incarico. Esso è sostanzialmente differente rispetto ad un’altra parola latina, Ministerium, che viene usata per definire l’esercizio attivo di quel titolo e che, nel caso del Papa, è il servizio alla Chiesa comunemente chiamato governo, che viene consegnato “per mano dei Cardinali” al momento dell’elezione, prima di assumere l’incarico. Durante il Concistoro dell’11 febbraio 2013 Papa Ratzinger legge e consegna il famoso testo latino nel quale non dichiara di rinunciare al Munus e quindi al Pontificato, ma al Ministerium, il governo della Chiesa. Egli non utilizza il termine richiesto dal Codex Iuris Canonici, ma la maggior parte dei Cardinali non si accorge dell’errore intenzionale [4] e interpreta la Declaratio come una vera e propria rinuncia, così come fanno i giornalisti di tutto il mondo, prima fra tutti Giovanna Chirri vaticanista dell’Ansa. Leggiamo il testo originale:
“Quapropter bene conscius ponderis huius actus plena libertate declaro me Ministerio Episcopi Romae, Successoris Sancti Petri, mihi per manus Cardinalium die 19 aprilis MMV commisso renuntiare ita ut a die 28 februarii MMXIII, hora 20, sedes Romae…”
Appare chiarissimo come Benedetto XVI rinunci al governo della Chiesa, non al Papato. Ora, i canonisti di tutto il mondo, che lì per lì non si sono accorti della fine manovra del Santo Padre, cercano di riparare alla disattenzione ricorrendo sempre al Codice di Diritto Canonico che vieta ai Pontefici di delegare ad altri il Ministerium trattenendo il Munus. In altre parole non è possibile che un Papa lasci a qualcun altro il governo della Chiesa continuando a rimanerne il Capo. Il più grande teologo del ventesimo secolo, come è stato definito, in un testo destinato a passare alla Storia avrebbe commesso un madornale errore di utilizzo del Canone da lui stesso redatto insieme al suo predecessore. Lui che padroneggiava la lingua latina in modo eccellente,[5] avrebbe infarcito di grossolani errori la Declaratio, omettendo perfino l’oggetto essenziale della rinuncia. I canonisti hanno ragione: un Papa non può di sua sponte abbandonare soltanto l’esercizio attivo del suo ufficio; o rinuncia al Munus, e quindi automaticamente anche al Ministerium, o non rinuncia affatto. Se delegasse qualcun altro al governo della Chiesa l’atto sarebbe nullo e invalido. L’unica spiegazione per gli esperti di Diritto è da attribuirsi ad un errore dell’autore che ha scambiato una parola per l’altra; o meglio ancora l’attribuzione alla parola latina Ministerium di un significato sinonimo a Munus, eventualità contraddetta da tutti i documenti magisteriali degli ultimi secoli e comunque esclusa dall’autore stesso della Declaratio che, ben conscio delle possibili interpretazioni capziose o addirittura delle manipolazioni a cui andava soggetto il documento, specifica a quale Ministero si riferisce: quello ricevuto “per mano dei Cardinali”.[6] Questo può essere indebitamente sottratto in vari modi (vedi Can. 412) e il Pontefice può prevedere che qualcun altro abbia intenzione di porre in atto una tal frode. Ed è esattamente quello che è avvenuto: Benedetto XVI differisce di 17 giorni la consegna del Ministerium e, poco prima che scada il tempo prefissato, l’ora vigesima del 28 febbraio, i Cardinali si riappropriano abusivamente dello stesso indicendo, attraverso il Bollettino ufficiale della Santa Sede, un Conclave invalido. Il Conclave, infatti, può essere convocato soltanto alla morte del Pontefice o alla sua valida rinuncia; ma il 1° marzo 2013 non c’era né l’una né l’altra delle condizioni. L’eletto di un Conclave invalido rimane semplicemente Vescovo e dal punto di vista spirituale non ha l’assistenza che Spirito Santo garantisce ai successori di Pietro e perde qualsiasi giurisdizione sui fedeli.
La trappola è scattata, il Munus è al sicuro dagli artigli della Massoneria! Al Papa regnante è stato sottratto il governo della Chiesa, la Sede Apostolica è giuridicamente impedita. Tutto quello che succederà da questo momento in poi è nullo e invalido, dall’elezione del Card. Jorge Mario Bergoglio a tutti gli atti da lui posti in essere: la creazione di oltre 80 Cardinali (a cui si aggiungono i 21 previsti per il Concistoro del 7 dicembre 2024) fino all’ultimo documento emanato, scomuniche comprese. Eh già, è proprio così! A differenza di altri Ordinamenti giuridici, come quello italiano per esempio, il Codex Iuris Canonici non perdona: un atto inficiato da errore sostanziale non può essere ratificato in nessun modo ed è come non fosse mai esistito. In realtà però, la Declaratio di Papa Benedetto non è affatto nulla: non è infatti una rinuncia al Papato priva degli elementi essenziali (infatti non si intitola “Renuntiatio”), ma la predizione di un imminente colpo di Stato da parte degli stessi Cardinali da cui aveva ricevuto il mandato di governare la Chiesa.
A chi ribattesse che è impossibile che dal 2013 il mondo intero consideri Papa uno che non lo è affatto, rispondo citando l’intervista del 2016 di Peter Seewald allo stesso Ratzinger: [7]
Seewald: “Lei conosce la profezia di Malachia, che nel Medioevo compilò una lista di futuri Pontefici prevedendo anche la fine del mondo, o almeno la fine della Chiesa. Secondo tale lista il Papato terminerebbe con il suo Pontificato. E se lei fosse effettivamente l’ultimo a rappresentare la figura del Papa come l’abbiamo conosciuto finora?
Ratzinger: “Tutto può essere. [..]”
Ma come? Al momento dell’intervista erano trascorsi già tre anni dall’elezione del suo successore, quindi doveva apparire ovvio che la lista di Malachia era incompleta, almeno per quanto riguardava Bergoglio. La risposta enigmatica di Benedetto, invece, accredita la tesi che effettivamente sia lui l’ultimo Papa della Storia.
UN SILENZIO ASSORDANTE
Papa Benedetto, possiamo ben dirlo, ha dovuto assumersi un rischio altissimo: quello che nessuno si accorgesse che la Declaratio non era affatto una rinuncia al Pontificato, ma una profezia. Allora, come Pollicino nella famosa favola dei fratelli Grimm, ha disseminato di segnali criptati tutto il suo cammino successivo, affinché la verità venisse scoperta pian piano, necessariamente dopo la sua morte.
Il merito di aver scoperto e denunciato la verità lo dobbiamo in particolare al giornalista dott. Andrea Cionci che, nel suo best seller “Codice Ratzinger” mette in luce tutti i sassolini che il Papa impedito ha lasciato cadere lungo il tragitto affinché i posteri potessero comprendere che il trono petrino è attualmente usurpato da un Vescovo vestito di bianco. Un plauso va fatto anche a quei Sacerdoti che, per il fatto di non riconoscere in Bergoglio il Vicario di Cristo, a norma del Diritto Canonico, sono stati scomunicati senza neppure un processo canonico. [8]
Molte persone che son venute a conoscenza dei fatti, si sono chieste perché Benedetto XVI non abbia mai rivelato apertamente, in nove anni e mezzo, il vero senso della Declaratio. Le risposte sono due:
1. Se l'avesse fatto la maggior parte dei cattolici di tutto il mondo gli avrebbe dato credito e avrebbe aperto gli occhi, compresi i Cardinali; Papa Ratzinger sarebbe stato reintegrato nell’esercizio attivo del suo ufficio, cioè nel Ministerium e il Vescovo argentino sarebbe stato defenestrato. Ma, alla morte di Benedetto, naturale o procurata, si sarebbe ripresentata la stessa situazione che gli ultimi due santi Papi volevano evitare: sarebbe stato indetto un Conclave valido, e l'eletto, non più Bergoglio, sarebbe stato comunque un massone. La Chiesa non avrebbe più avuto la prova giuridica certa che l'eletto era un antipapa e alcuni di noi avrebbero potuto credere che gli interventi dell’usurpatore fossero sì stravaganti e diametralmente opposti alla dottrina di sempre, ma comunque legittimi e riconducibili ad una visione “progressista”.
2. Grazie al silenzio di Benedetto XVI, la falsa chiesa profetizzata dall’Apocalisse di San Giovanni, dalla beata Anna Katharina Emmerick, da San Padre Pio, ecc. sta rivelando la sua identità creando una frattura sempre più evidente con la Chiesa di Cristo. È vero che più tempo passa, più la dottrina cattolica viene demolita, causando grave danno alle anime; ma di pari passo aumenta la probabilità che le coscienze si risveglino e si accorgano della sostituzione fraudolenta operata dalla Massoneria.
I SEGNI DELL’ANTICRISTO
In questi undici anni siamo stati spettatori di una serie di prese di posizione, atteggiamenti, interventi magisteriali che hanno scandalizzato la maggior parte dei fedeli equipaggiati di una fede semplice e allo stesso tempo preoccupato coloro i quali sono deputati, a causa del loro ministero o della loro professione, ad insegnare, correggere, difendere e incarnare nella loro vita la fede cattolica. Già da subito, nelle prime parole di saluto di Jorge Mario Bergoglio è risuonato qualcosa di strano e difforme dalla normale prassi cattolica: anziché l’esortazione alla lode di Gesù, un banale “buonasera”, privo di qualsiasi riferimento spirituale e trascendente. Con l’andare del tempo, gli atteggiamenti e il linguaggio disadorno di Bergoglio, che poteva essere scambiato per una scarsa dimestichezza con la lingua italiana sono passati dalla preoccupante informalità alla irriverenza vera e propria. La Madonna postina [9] e il Gesù che “fa un po’ lo scemo” [10] sono soltanto un esempio delle uscite infelici e irriguardose utilizzate dall’usurpatore nei confronti della Santissima Vergine e del Suo Figlio Unigenito. Dei pronunciamenti e delle esternazioni estemporanee gettate come briciole di saggezza a giornalisti e televisioni di tutto il mondo ricordiamo:
· Amoris Laetitia che apre alla possibilità di ammettere alla Comunione le coppie di divorziati risposati. [11]
· La raccomandazione alla supina obbedienza ad una legge iniqua e incostituzionale, identificata come atto d’amore, [12] che obbliga interi popoli all’inoculazione di sieri sperimentali transgenici composti da linee cellulari di feti abortiti senza anestesia.
· L’endorsment all’idea temeraria che l’inferno sia vuoto. [13]
· La risposta “chi sono io per giudicare?” [14] in riferimento all’esercizio dell’omosessualità (senza alcun richiamo alla morale cattolica che prevede l’unione carnale solo nel Matrimonio tra uomo e donna).
· La falsa dichiarazione che la pluralità delle religioni è voluta da Dio stesso [15] come non esistesse una Verità assoluta e la Religione Cattolica fosse una delle tante del panorama sincretista.
· La processione con l’idolo di Pachamama [16] in San Pietro.
· L’affermazione che il sacerdote che non assolve dai peccati sia un delinquente [17].
Chi ancora non vedesse in Bergoglio la volontà di distruggere la santa Chiesa di Dio, confronti le sue recenti sciagurate decisioni con l'ultima profezia di Joseph Ratzinger: "Aborto e nozze gay sono segni del potere spirituale dell'Anticristo". [18] Nell’agosto 2022 l’usurpatore del trono petrino nomina mons. Paglia Presidente della Pontificia Accademia per la Vita e a luglio 2023 mons. Víctor Manuel Fernández Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, incarico occupato dal Card. Ratzinger per più di 23 anni.
Il primo, intervistato dalla giornalista di Rai Tre Giorgia Rombolà sull'aborto risponde: "Penso che la legge 194 sia ormai un pilastro della vita sociale", ribadendo che non è assolutamente in discussione (sono le parole di un vescovo presidente della più prestigiosa istituzione per la tutela della vita, che difende una legge che distrugge la vita).
Il secondo firma il decreto "Fiducia supplicans" [19] in cui si autorizza la benedizione delle coppie gay (non si tratta del singolo che chiede una benedizione per rafforzarsi nella lotta contro le tentazioni, ma di due persone dello stesso sesso che, mano nella mano, chiedono al sacerdote la benedizione all'altare).
LE FUGHE IN AVANTI: L’ERESIA IN AGGUATO
Grazie alla mossa geniale di Benedetto XVI e al suo eroico sacrificio la Chiesa di Cristo ha evitato l’annientamento. È pur vero che la Massoneria è arrivata al tanto agognato trono pontificio, ma è rimasta priva del Munus, cioè della potestà del Vicario di Cristo, che garantisce l’assistenza speciale dello Spirito Santo e la ratifica in Cielo delle decisioni prese dal Pontefice. Infatti, con la morte del Papa avvenuta il 31 dicembre 2022, l’ufficio divino è ritornato indisponibile e in questo momento chi governa la Chiesa non lo fa a nome di Cristo, ma di qualcun altro. Molti cattolici non accettano questa versione perché, dicono, verrebbero meno le parole che Gesù pronunciò nella regione di Cesarea di Filippo dopo la professione di fede di Pietro:
«Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei Cieli. E Io ti dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la Mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del Regno dei Cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei Cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei Cieli».
È vero che Gesù promette la vittoria della Chiesa sulle potenze infernali, ma non nega che ci sarà una lotta, anzi, la profetizza. D’altronde non è la prima volta che la Chiesa rimane senza il Vicario di Cristo: succede ad ogni morte di Papa, ad ogni valida abdicazione e ogni volta che sul soglio petrino si insedia un antipapa cioè una persona eletta Papa secondo procedure non previste dal Diritto Canonico di quel momento storico. [20] La legge della Chiesa, da quasi un millennio a questa parte, prevede che il Pontefice sia eletto dal Collegio cardinalizio il quale, in questo momento, è composto per tre quarti da pseudo-Cardinali perché creati tali da uno che non è il Papa. [21] Il Conclave per eleggere il successore di Benedetto XVI deve essere indetto da soli Cardinali di nomina wojtyliana o ratzingeriana, che ad oggi si riducono ad un numero poco superiore a trenta.
Comprendo lo scetticismo di alcuni, vista la reiterata adesione dei porporati alla menzogna che Bergoglio sia Papa, sull’insistenza a percorrere strada canonica, ma, come vedremo, è l’unica via possibile. È pur vero che la Chiesa Cattolica sente la mancanza del Vicario di Cristo che le indichi il cammino ogniqualvolta venti di bufera tentino di deviarla dalla sana dottrina. Le spinte moderniste e progressiste dell’ultimo secolo e mezzo hanno sempre trovato, come ultima pietra d’inciampo, la ferma roccia di Pietro, che ha sempre saputo affrontare gli attacchi e porvi rimedio. Ora il baluardo è caduto, anzi, è stato sostituito astutamente da un falso Vicario a cui ripugna perfino il titolo. [22] Tutti noi sentiamo l’urgenza che la struttura gerarchica voluta da Gesù stesso venga reintegrata. Io stesso mi son posto l’interrogativo se sia possibile, in un caso di emergenza come questo, derogare dalla forma di elezione del Pontefice che, dal 1059 con Papa Niccolò II, restringe l’elettorato attivo ai soli Cardinali; ma alla luce delle norme imposte da Papa Giovanni Paolo II con il Canone 332.1 e con la Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis mi son dovuto arrendere al fatto che qualsiasi iniziativa umana volta ad aggirare l’ostacolo porterebbe nient’altro che a una elezione nulla e invalida.
Raccolgo brevemente i documenti relativi alla modalità di elezione:
Can. 332.1: “Il Romano Pontefice ottiene la potestà piena e suprema sulla Chiesa con l'elezione legittima, da lui accettata, insieme con la consacrazione episcopale”.
U.D.G. 33: “Il diritto di eleggere il Romano Pontefice spetta unicamente ai Cardinali di Santa Romana Chiesa. È assolutamente escluso il diritto di elezione attiva da parte di qualsiasi altra dignità ecclesiastica o l'intervento di potestà laica di qualsivoglia grado o ordine”.
U.D.G. 62: “Aboliti i modi di elezione detti per acclamationem seu inspirationem e per compromissum, la forma di elezione del Romano Pontefice sarà d'ora in poi unicamente per scrutinium”.
Come non bastasse, il Papa integra queste disposizioni con una serie di raccomandazioni che rendono inequivocabile la sua volontà di legare anche in Cielo i suddetti vincoli. I due numeri della U.D.G. e la relativa nota di Promulgazione qui sotto riportati manifestano chiaramente la sua posizione, che non potrà essere modificata nemmeno dai successivi eventuali Pontefici:
U.D.G 76: “Se l'elezione fosse avvenuta altrimenti da come è prescritto nella presente Costituzione o non fossero state osservate le condizioni qui stabilite, l'elezione è per ciò stesso nulla e invalida, senza che intervenga alcuna dichiarazione in proposito e, quindi, essa non conferisce alcun diritto alla persona eletta”.
U.D.G. 77: “Stabilisco che le disposizioni concernenti tutto ciò che precede l'elezione del Romano Pontefice e lo svolgimento della medesima, debbano essere osservate integralmente [..]”.
U.D.G. PROMULGAZIONE: “Pertanto, dopo matura riflessione, e mosso dall'esempio dei miei Predecessori, stabilisco e prescrivo queste norme, deliberando che nessuno osi impugnare la presente Costituzione e quanto è in essa contenuto per qualsivoglia causa. Da tutti essa deve essere inviolabilmente osservata, nonostante qualsiasi disposizione in contrario, anche se degna di specialissima menzione [..] Dichiaro parimenti abrogate, come è stato sopra stabilito, tutte le Costituzioni e gli Ordinamenti emanati a questo riguardo dai Romani Pontefici, e in pari tempo dichiaro del tutto privo di valore quanto da chiunque, con qualsiasi autorità, consapevolmente o inconsapevolmente, venisse attentato in senso contrario a questa Costituzione”.
Certo qualcuno potrà obiettare che al momento della stesura di questi documenti, il 1983 per il C.I.C. e il 1996 per la U.D.G., non ci si potesse nemmeno immaginare una situazione così catastrofica, di conseguenza si potrà pur invocare una eccezione alla regola! Comprendo le sue ragioni, ma, come abbiamo visto, gli unici che abbiano la potestà di dichiarare legittimamente la Sede vacante e indire un nuovo Conclave sono i Cardinali creati prima del 2013. Inoltre Papa Giovanni Paolo II era certamente al corrente del contenuto del terzo segreto di Fatima, che con ogni probabilità parlava delle difficoltà che la Chiesa attuale avrebbe attraversato; e nonostante questo ha provveduto a blindare l’elezione pontificia ad un’unica modalità fino alla fine dei secoli. È vero anche che il Conclave è di istituzione ecclesiastica e non divina, ma se l’autorità costituita da Dio lega la potestà piena e suprema sulla Chiesa a questa modalità di elezione, la stessa diventa assolutamente vincolante.
Confido nella promessa di Gesù che “le porte degli inferi non prevarranno” e che la Chiesa, prima o poi, ritornerà ad avere il suo “dolce Cristo in terra”; [23] ma dovremo pregare, come gli Apostoli nel Cenacolo, affinché vengano ristabiliti i diritti della Santa Sede.
Francesco Salvagnini
[1] Autore Francesco Salvagnini. Data creazione 28 maggio 2024 – Ultima modifica 08 novembre 2024.
[2] Ove sia possibile, naturalmente. Anche il Papa, infatti, è sottomesso alla Parola di Dio.
[3] Secondo la biografia del Card. Godfried Danneels, l’allora Card. Jorge Mario Bergoglio faceva parte della famosa “mafia di San Gallo” e già nel Conclave del 2005 aveva ottenuto il secondo maggior punteggio.
[4] Il cardinal Sodano, prendendo la parola dopo la lettura della Declaratio sembra aver capito perfettamente il contenuto, tant’è che non parla di rinuncia al Papato, ma di servizio pontificale. Il fatto che si sia allineato all’interpretazione comune, getta delle ombre scure sulla sua buona fede…
[5] In una lettera inviata al Corriere della Sera nel settembre 2016 Benedetto XVI afferma: “Il testo della rinuncia l’ho scritto io. Non posso dire con precisione quando, ma al massimo due settimane prima. L’ho scritto in latino perché una cosa così importante si fa in latino. Inoltre il latino è una lingua che conosco così bene da poter scrivere in modo decoroso. Avrei potuto scriverlo anche in italiano, naturalmente, ma c’era il pericolo che facessi qualche errore”.
[6] Il Cardinale Decano, o il primo dei Cardinali per ordine e anzianità, a nome di tutto il Collegio degli elettori chiede il consenso dell’eletto con le seguenti parole: “Accetti la tua elezione canonica a Sommo Pontefice?”. È questo il momento in cui al Cardinale eletto viene offerto il governo della Chiesa. Al momento del consenso egli assume il Ministerium e viene investito direttamente da Dio del Munus, il titolo divino di Vicario di Cristo.
[7] Ultime conversazioni, Garzanti, Milano 2016.
[8] Provvedimenti invalidi in quanto emanati da un ente privo di alcuna autorità.
[9] Maggio 2017, in volo di ritorno dal Portogallo.
[10] Giugno 2016, Convegno ecclesiale della Diocesi di Roma.
[11] Marzo 2016, Esortazione Apostolica postsinodale. Concetto ribadito successivamente sia ai vescovi argentini a settembre dello stesso anno, che all’arcivescovo emerito di Praga Cardinal Dominik Duka a ottobre del 2023.
[12] Agosto 2021, videomessaggio per le popolazioni dell’America Latina.
[13] Marzo 2018, intervista con Eugenio Scalfari e gennaio 2024 a “Che tempo che fa”.
[14] Luglio 2013, intervista con giornalisti di ritorno da Rio de Janero.
[15] Febbraio 2019, Dichiarazione di Abu Dhabi in netta contraddizione con la Dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede “Dominus Iesus” che afferma l’unicità e l’universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa.
[16] Ottobre 2019, Basilica di San Pietro, in piena contraddizione con il primo dei Comandamenti: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d'Egitto, dalla condizione servile: non avrai altri dèi di fronte a me.
Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai» (Es 20, 2-5).
[17] Novembre 2022, corso per rettori e formatori di seminari dell’America Latina. In realtà ci sono casi in cui, in base alle disposizioni del penitente, il Sacerdote ha il dovere di negare o differire l’assoluzione.
[18] Ottobre 2018, intervista di Peter Seewald a Papa Benedetto XVI.
[19] Dicembre 2023, Dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della fede.
[20] A partire dal III secolo d.C. nella Storia della Chiesa si contano decine di questi casi. Da notare che gli eventuali successori di un antipapa divengono loro stessi antipapi.
[21] Ricordiamo che tutti gli atti di straordinaria amministrazione compiuti da un antipapa sono nulli, quindi anche la creazione dei Cardinali.
[22] Nel 2020 Bergoglio stesso ha eliminato dall’annuario pontificio il titolo di Vicario di Cristo.
[23] Definizione di Santa Caterina da Siena